Come
promesso, rieccomi per descrivervi a grandi linee, le differenze che
si sono avute negli anni nella costruzione dei motori, i cambiamenti
adottati negli impianti di alimentazione e sul sistema di scarico
degli stessi.
Tralasceremo
volutamente, per ora, le auto equipaggiate di propulsori diesel. Non
essendo queste, oggetto di restauro in numero significativo, saranno
eventualmente trattate in un secondo momento.
Per
lo stesso motivo, i motori a due tempi che, tranne in rari casi, sono
ad esclusivo appannaggio di piccoli motocicli.
Naturalmente,
i propulsori sprovvisti di pistoni (wankel), che hanno avuto un ancor
più limitato utilizzo nel mondo dell'automobile.
Come
abbiamo visto nel precedente Post, Tecnica
prima parte, i moderni motori,
che trovano impiego sulle vetture odierne, sono stati anch'essi, nel
corso degli anni, soggetti a profonde modifiche e miglioramenti
strutturali.
Cominciando
dai materiali impiegati, notiamo subito come il peso complessivo sia
notevolmente diminuito. L'adozione di alluminio e sue leghe, di
componenti stampati in resine sintetiche, il parziale abbandono della
ghisa come materiale di base per la costruzione dei vari pezzi che
compongono un gruppo propulsore, hanno reso possibile la diminuzione
dell'aggravio in termine di kg, che un motore moderno porta al
complessivo di una vettura.
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Testata in ghisa |
Un
esempio lampante di questo cambiamento sono le testate;
precedentemente fuse in ghisa, sono ormai tutte realizzate in lega di
alluminio, dimezzandone di fatto il peso. In molte occasioni, le case
costruttrici adottano lo stesso materiale per la costruzione dei
basamenti; quando quest'ultimi vengono ancora creati in ghisa, il
materiale stesso (diverso per struttura) e le tecniche produttive,
permettono ancora una diminuzione significativa del peso.
Pulegge,
pompe acqua, pompe olio, sono nella quasi totalità realizzate in
lega di alluminio; coperchi, collettori di aspirazione ecc. sono
spesso stampati in resina sintetica.
La
bulloneria in generale, adottando acciai con caratteristiche
migliorate, ha ridotto la propria sezione, mantenendo, e spesso
aumentando le specifiche di resistenza.
Le
dimensioni globali si sono allo stesso tempo ridotte, un motore di
identica cilindrata, nel tempo, ha diminuito l'ingombro generale in
modo considerevole.
Nel
complesso, i nuovi materiali, con l'aggiunta in alcuni casi di
trattamenti termici specifici irrealizzabili fino a pochi anni fa, la
progettazione e le tecniche costruttive, hanno permesso ai produttori
di realizzare motori con pesi e ingombri relativamente contenuti,
migliorandone per contrasto potenza e resistenza.

Tante sono ancora le differenze costruttive, prendiamo come esempio e, per comodità, un quattro cilindri di qualsiasi cilindrata, se fino ad alcuni anni addietro prevedere cinque supporti di banco (sono i supporti dove viene alloggiato l'albero motore) era quasi un'esclusiva dei motori spinti o di un certo prestigio, ora è praticamente la norma. Aumentarne il numero, rende il complesso costruttivo molto più rigido robusto e stabile, si diminuiscono considerevolmente le vibrazioni, si può adottare un albero motore con sezioni inferiori senza pregiudicarne la tenuta, si stressa meno la composizione cristallina dello stesso diminuendo il rischio di deformazioni
La
famosa “distribuzione” (penso, spero sappiate tutti cos'è), è
passata dalla trasmissione del moto rotatorio tra albero motore e
albero/i a camme, tramite catena in acciaio, a cinghia dentata in
gomma. Anche se le eccezioni non mancano, vengono infatti ancora
costruiti ottimi propulsori che adottano la vecchia e gloriosa catena
di distribuzione, la maggioranza delle trasmissioni è affidata a
cinghie dentate di indubbia qualità e tenuta. Silenziose, robuste e
affidabili, offrono a costi e ad attriti minori, il collegamento
ottimale per un compito molto importante e delicato.
Per
il sistema di immissione e scarico nei motori a quattro tempi, e
d'obbligo un approfondimento maggiore.
Le
valvole ed i condotti, nei primi propulsori realizzati, erano
posizionati all'interno del basamento, contestualmente all'albero a
camme ed alle relative aste di trasmissione. Un esempio tra le
vetture ad adottare questo sistema? La Willys Jeep, gloriosa
fuoristrada americana protagonista, durante e dopo, tutta la seconda
guerra mondiale. All'avanguardia nel suo periodo per tecnica e scelte
costruttive, è stata una delle ultime autovetture ad applicare il
sistema di alimentazione e scarico con valvole laterali nel
basamento.

Già
da tempo, erano state introdotte testate con condotti e valvole
integrate (valvole in testa). Tranne che in pochissime eccezioni,
sempre riguardanti motori sportivi, l'albero a camme continua a
trovare il proprio posizionamento all'interno del basamento,
collegato, come abbiamo visto prima, da una catena di distribuzione
all'albero motore. Si prende il compito di movimentare le valvole,
una serie di componenti concatenati tra essi (gruppo aste e
punterie).

Un
classico esempio? Ancora la nostra Fiat 500, ma ancora la Porsche
356, tutti i motori Triumph, MG, Austin Healley ecc.
Ormai
abbandonata da tempo, questa soluzione, ha segnato un'importante
svolta nell'incremento dei rendimenti e delle potenze relative nei
moderni (dopoguerra) motori a quattro tempi. In concomitanza, lo
studio e la realizzazione dei condotti di immissione e scarico più
performanti, con flussi in entrata e uscita migliorati, si è giunti
ad un notevole contenimento dei consumi, e ad un maggior sfruttamento
endotermico della miscela aria benzina immessa per il funzionamento
dei propulsori.
Un
ulteriore sviluppo, che per diversi anni si è sovrapposto al modello
precedente, è stato quello di spostare l'albero/i a camme, dal
basamento, all'interno della testata; posizionandolo direttamente
sopra e a contatto con le valvole (albero/i a camme in testa).
Scompare la catena aste e bilancieri, la manovra delle valvole è
attuata direttamente dalla camme stessa; gli attriti, le masse in
movimento, ed il consumo di potenza per il funzionamento, si riducono
significativamente.
Contestualmente,
per azionare e sincronizzare (fase) l'albero/i a camme, in
sostituzione alla catena di distribuzione, viene introdotta la
cinghia dentata.


Dal
magnete degli albori, che con un unico componente provvedeva a creare
la corrente necessaria, ad innalzarne la tensione, e a mandarla alle
candele per provocarne la scintilla; si è passati nella fase
successiva alla realizzazione del sistema a spinterogeno, composto da
più elementi correlati fra loro.
Con
l'introduzione del distributore di corrente (spinterogeno), nel quale
si posizionano, il ruttore (puntine), il sistema meccanico di
anticipo, la spazzola rotante e relativa calotta, abbinati alla
bobina di alta tensione esterna (in pratica un trasformatore); si
provvede a migliorare la qualità e la quantità della corrente, e
della tensione, necessarie a formare un arco voltaico (scintilla)
molto più efficace.
Nello
stesso tempo, si riesce a regolare automaticamente l'anticipo (quanto
la scintilla scocca prima del punto morto superiore), in base al
numero di giri del motore, e alla depressione più o meno accentuata
presente nel collettore di aspirazione.
Questi
elementi sono stati mantenuti in produzione per lungo tempo; la prima
introduzione di elettronica negli impianti di accensione, si è
riscontrata con l'adozione dei sensori elettromagnetici in
sostituzione delle puntine, e dalle accensioni capacitive; in
pratica, una nuova bobina con potenza maggiore, pilotata da un
amplificatore di segnale (quello prodotto dal sensore
elettromagnetico) composto da semiconduttori.
Altro
cambiamento sostanziale avvenuto nel tempo, ma con sviluppi molto
repentini negli ultimi anni, riguarda il sistema di alimentazione.
Fino
a circa trent'anni fa, la parte del protagonista in questi impianti è
stata assolta egregiamente dal carburatore. Croce e delizia delle
nostre auto e moto d'epoca, viene attualmente soppiantato dalle
moderne iniezioni a regolazione elettronica.
Ma
questa è un'altra storia...
Scherzi
a parte, essendo questo un argomento molto ampio e importante; quasi
fosse una monografia, ritengo opportuno trattarlo in un Post
autonomo. Naturalmente il prossimo.
Se
gli argomenti sono di vostro gradimento... continuate a seguirmi.
Ciao
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